giovedì 16 gennaio 2020

Uno dei Paesi nel Sud dei Balcani con una lunga storia e un passato difficile da raccontare in modo obiettivo. Fatto di guerre, editti, dittature, deportazioni, abusi, violenze, genocidio etnico e negazionismo storico. Il nostro viaggio inizia nel 1870: mentre la Macedonia era ancora sotto l’impero turco, i neo-indipendenti stati balcanici hanno dato inizio a una propaganda negazionista diffondendo la calunnia che i Macedoni non esistevano e che la Macedonia era esclusivamente popolata da Greci, Bulgari, e Serbi. Questa calunnia ha ufficialmente aperto la cosiddetta “Questione macedone”. Dopo la sconfitta dell’impero Ottomano e l’avvento delle guerre balcaniche del 1912-1913, la Macedonia, oggi Repubblica indipendente dal 1991, è stata ripartita tra Serbia, Grecia e Bulgaria. Una piccola parte della Macedonia è stata annessa all’Albania nel 1919. La Macedonia degli inizi del XX secolo era suddivisa in tre regioni: Vardar Macedonia (entro i confini della Jugoslavia, assegnata alla Serbia per il 39% del territorio), Pirin Macedonia (entro i confini della Bulgaria, assegnata alla Bulgaria per il 10% del territorio) e Macedonia Egea (attualmente ancora entro i confini della Grecia, assegnata alla Grecia per il 51% del territorio). Al momento della tripartizione, la popolazione era prevalentemente macedone, con alcune ben consolidate minoranze di Turchi, Bulgari, Vlazi, Traci, Ebrei e Greci. L’acquisizione greca della Macedonia Egea fu presto seguita da una spietata campagna di pulizia etnica di gran parte della popolazione non-greca. Le minoranze bulgare e turche furono in gran parte evacuate con una pulizia etnica tra il 1923 e il 1926 attraverso lo scambio ufficiale di popolazioni tra Grecia e Bulgaria e tra Grecia e Turchia. Nonostante l’evacuamento sistematico delle minoranze non-greche quasi un milione di Macedoni rimasero nella Macedonia Egea sotto la repressiva politica di denazionalizzazione e una crudele ellenizzazione. Il processo di repressione politica e la negazione dei diritti umani in quel periodo includeva: * Il cambiamento obbligatorio dei nativi nomi macedoni (toponimi) con la translitterazione e l’adattamento di alcune particolari desinenze scritte in lettere dell’alfabeto greco. * La messa al bando dell’uso della lingua macedone. * La messa al bando delle scuole macedoni. * La messa al bando delle Chiese macedoni. * Il divieto di giornali macedoni, libri, programmi radio, balli e altre espressioni culturali. * Il trasferimento massiccio di 632.000 Greci dalla Turchia alla Macedonia Egea nel corso del 1920, cambiamento radicale nella composizione etnica della regione al punto che i Macedoni si sono trovati improvvisamente una significativa minoranza nazionale all’interno di ciò che in precedenza era il proprio Paese. Questi fatti, enfatizzati dall’incoraggiamento attivo da parte del governo greco, ha visto l’inizio della grande emigrazione dei Macedoni dalla Grecia in Australia, Canada e Stati Uniti. Dopo numerosi massacri inflitti dai Greci ai Macedoni e in particolare ai Macedoni egei durante la dittatura del fascista Ioannis Metaxas (primo ministro Greco in carica dal 1936 al 1941) la cui politica anti-macedone fu particolarmente spietata poiché comprendeva campi di prigionia in cui migliaia di Macedoni furono uccisi per il solo fatto di essere Macedoni e di parlare la propria lingua madre, la Commissione Carnegie composta da membri di Stati Uniti d’America, Germania, Russia, Francia, Austria, e Inghilterra ha potuto assistere alle atrocità greche in occasione di una visita nella Macedonia Egea. La conclusione della Commissione è stata che l’esercito greco ha raso al suolo 170 villaggi macedoni e turchi con più di 17.000 case abitate. Ogni Paese invasore ha cercato di sradicare l’esistenza della Macedonia e l’identità del popolo macedone attraverso intense campagne di propaganda, l’assimilazione forzata e gli scambi di popolazione ovvero cambi forzati della struttura etnica soprattutto della Macedonia Egea. Grecia e Bulgaria hanno continuato a negare l’esistenza delle loro grandi minoranze dopo molti crimini contro l’umanità (deportazioni degli Ebrei macedoni a Treblinka con la connivenza dei nazisti bulgari, distruzione sistematica, prigionia e deportazione nonché uccisione di molti Macedoni egei tra il 1930 e 1940) e ancora oggi la politica negazionista di questi due Paesi crea tensioni e controversie. Un secondo periodo di intensa repressione seguì la guerra civile greca del 1946-1949 quando la minoranza macedone si schierò con i comunisti greci che avrebbero promesso loro l’autonomia nazionale e il riconoscimento dei fondamentali diritti umani se avessero vinto la guerra. La sconfitta dei comunisti greci aveva di fatto provocato una nuova ondata di emigranti dalla Macedonia Egea in Australia e in altri Paesi tra cui il Canada. Tra i rifugiati si contavano 28,000 bambini macedoni di età compresa tra i 2 e i 14 anni, per lo più figli dei combattenti per la libertà macedone i quali temevano per la loro sicurezza dopo la guerra. I bambini furono evacuati nei Paesi del blocco Orientale. Anche se i figli dei combattenti greci sono stati ufficialmente graziati nel 1980 ed è stato permesso loro di rientrare in Grecia, questo diritto non è stato esteso e riconosciuto ai bambini macedoni. Nel 1988 a Skopje, la capitale della Macedonia, gli allora bambini esiliati (l’esilio viene ufficialmente fatto risalire al 1948) si sono ritrovati con le loro famiglie in un meeting toccante e intensamente umano attraverso alcune straordinarie storie personali di coraggio e resistenza nel film documentario “In Kontinuo” diretto dal regista macedone Trajce Popov: la visione di questo documentario chiarifica in maniera inconfutabile tutte le violazioni che il governo greco ha continuato a praticare sistematicamente nei confronti del popolo macedone che continua a praticare tuttora in modo subdolo e politicamente ambiguo e scorretto. Le atrocità del genocidio macedone inflitto dal governo greco furono ricostituite attraverso le lettere scritte da soldati greci e trafugate dall’esercito bulgaro. Nel corso degli ultimi secoli i Macedoni hanno dovuto lottare contro i Turchi, i Bulgari, i Serbi, gli Albanesi (durante la Guerra civile del 2001) e i Greci. Ancora oggi, nonostante sia stata riconosciuta la lingua e l’identità nazionale macedone, il passato si ripercuote nella vita sociale e politica contemporeanea al punto che il nome del Paese, Macedonia, continua ad essere fonte di conflitti politici specialmente da parte della Grecia. Alcuni casi specifici di violazioni dei diritti umani in corso hanno attirato l’attenzione di Amnesty International che li ha segnalati su diversi siti e pubblicati in diversi libri e saggi. Per saperne di più: - http://www.macedoniantruth.org/ - http://www.pollitecon.com/html/life/ index.htm - http://www.youtube.com/watch? v=6srrACRj4gA - http://www.makedonija.info/

mercoledì 21 gennaio 2015

Uno tra i più antichi popoli del mondo

Uno dei Paesi nel Sud dei Balcani con una lunga storia e un passato difficile da raccontare in modo obiettivo. Fatto di guerre, editti, dittature, deportazioni, abusi, violenze, genocidio etnico e negazionismo storico. Il nostro viaggio inizia nel 1870: mentre la Macedonia era ancora sotto l’impero turco, i neo-indipendenti stati balcanici hanno dato inizio a una propaganda negazionista diffondendo la calunnia che i Macedoni non esistevano e che la Macedonia era esclusivamente popolata da Greci, Bulgari, e Serbi. Questa calunnia ha ufficialmente aperto la cosiddetta “Questione macedone”. Dopo la sconfitta dell’impero Ottomano e l’avvento delle guerre balcaniche del 1912-1913, la Macedonia, oggi Repubblica indipendente dal 1991, è stata ripartita tra Serbia, Grecia e Bulgaria. Una piccola parte della Macedonia è stata annessa all’Albania nel 1919. La Macedonia degli inizi del XX secolo era suddivisa in tre regioni: Vardar Macedonia (entro i confini della Jugoslavia, assegnata alla Serbia per il 39% del territorio), Pirin Macedonia (entro i confini della Bulgaria, assegnata alla Bulgaria per il 10% del territorio) e Macedonia Egea (attualmente ancora entro i confini della Grecia, assegnata alla Grecia per il 51% del territorio). Al momento della tripartizione, la popolazione era prevalentemente macedone, con alcune ben consolidate minoranze di Turchi, Bulgari, Vlazi, Traci, Ebrei e Greci. L’acquisizione greca della Macedonia Egea fu presto seguita da una spietata campagna di pulizia etnica di gran parte della popolazione non-greca. Le minoranze bulgare e turche furono in gran parte evacuate con una pulizia etnica tra il 1923 e il 1926 attraverso lo scambio ufficiale di popolazioni tra Grecia e Bulgaria e tra Grecia e Turchia. Nonostante l’evacuamento sistematico delle minoranze non-greche quasi un milione di Macedoni rimasero nella Macedonia Egea sotto la repressiva politica di denazionalizzazione e una crudele ellenizzazione. Il processo di repressione politica e la negazione dei diritti umani in quel periodo includeva: * Il cambiamento obbligatorio dei nativi nomi macedoni (toponimi) con la translitterazione e l’adattamento di alcune particolari desinenze scritte in lettere dell’alfabeto greco. * La messa al bando dell’uso della lingua macedone. * La messa al bando delle scuole macedoni. * La messa al bando delle Chiese macedoni. * Il divieto di giornali macedoni, libri, programmi radio, balli e altre espressioni culturali. * Il trasferimento massiccio di 632.000 Greci dalla Turchia alla Macedonia Egea nel corso del 1920, cambiamento radicale nella composizione etnica della regione al punto che i Macedoni si sono trovati improvvisamente una significativa minoranza nazionale all’interno di ciò che in precedenza era il proprio Paese. Questi fatti, enfatizzati dall’incoraggiamento attivo da parte del governo greco, ha visto l’inizio della grande emigrazione dei Macedoni dalla Grecia in Australia, Canada e Stati Uniti. Dopo numerosi massacri inflitti dai Greci ai Macedoni e in particolare ai Macedoni egei durante la dittatura del fascista Ioannis Metaxas (primo ministro Greco in carica dal 1936 al 1941) la cui politica anti-macedone fu particolarmente spietata poiché comprendeva campi di prigionia in cui migliaia di Macedoni furono uccisi per il solo fatto di essere Macedoni e di parlare la propria lingua madre, la Commissione Carnegie composta da membri di Stati Uniti d’America, Germania, Russia, Francia, Austria, e Inghilterra ha potuto assistere alle atrocità greche in occasione di una visita nella Macedonia Egea. La conclusione della Commissione è stata che l’esercito greco ha raso al suolo 170 villaggi macedoni e turchi con più di 17.000 case abitate. Ogni Paese invasore ha cercato di sradicare l’esistenza della Macedonia e l’identità del popolo macedone attraverso intense campagne di propaganda, l’assimilazione forzata e gli scambi di popolazione ovvero cambi forzati della struttura etnica soprattutto della Macedonia Egea. Grecia e Bulgaria hanno continuato a negare l’esistenza delle loro grandi minoranze dopo molti crimini contro l’umanità (deportazioni degli Ebrei macedoni a Treblinka con la connivenza dei nazisti bulgari, distruzione sistematica, prigionia e deportazione nonché uccisione di molti Macedoni egei tra il 1930 e 1940) e ancora oggi la politica negazionista di questi due Paesi crea tensioni e controversie. Un secondo periodo di intensa repressione seguì la guerra civile greca del 1946-1949 quando la minoranza macedone si schierò con i comunisti greci che avrebbero promesso loro l’autonomia nazionale e il riconoscimento dei fondamentali diritti umani se avessero vinto la guerra. La sconfitta dei comunisti greci aveva di fatto provocato una nuova ondata di emigranti dalla Macedonia Egea in Australia e in altri Paesi tra cui il Canada. Tra i rifugiati si contavano 28,000 bambini macedoni di età compresa tra i 2 e i 14 anni, per lo più figli dei combattenti per la libertà macedone i quali temevano per la loro sicurezza dopo la guerra. I bambini furono evacuati nei Paesi del blocco Orientale. Anche se i figli dei combattenti greci sono stati ufficialmente graziati nel 1980 ed è stato permesso loro di rientrare in Grecia, questo diritto non è stato esteso e riconosciuto ai bambini macedoni. Nel 1988 a Skopje, la capitale della Macedonia, gli allora bambini esiliati (l’esilio viene ufficialmente fatto risalire al 1948) si sono ritrovati con le loro famiglie in un meeting toccante e intensamente umano attraverso alcune straordinarie storie personali di coraggio e resistenza nel film documentario “In Kontinuo” diretto dal regista macedone Trajce Popov: la visione di questo documentario chiarifica in maniera inconfutabile tutte le violazioni che il governo greco ha continuato a praticare sistematicamente nei confronti del popolo macedone che continua a praticare tuttora in modo subdolo e politicamente ambiguo e scorretto. Le atrocità del genocidio macedone inflitto dal governo greco furono ricostituite attraverso le lettere scritte da soldati greci e trafugate dall’esercito bulgaro. Nel corso degli ultimi secoli i Macedoni hanno dovuto lottare contro i Turchi, i Bulgari, i Serbi, gli Albanesi (durante la Guerra civile del 2001) e i Greci. Ancora oggi, nonostante sia stata riconosciuta la lingua e l’identità nazionale macedone, il passato si ripercuote nella vita sociale e politica contemporeanea al punto che il nome del Paese, Macedonia, continua ad essere fonte di conflitti politici specialmente da parte della Grecia. Alcuni casi specifici di violazioni dei diritti umani in corso hanno attirato l’attenzione di Amnesty International che li ha segnalati su diversi siti e pubblicati in diversi libri e saggi. Per saperne di più: - http://www.macedoniantruth.org/ - http://www.pollitecon.com/html/life/ index.htm - http://www.youtube.com/watch? v=6srrACRj4gA - http://www.makedonija.info/
La lotta eterna di un popolo Uno dei Paesi nel Sud dei Balcani con una lunga storia e un passato difficile da raccontare in modo obiettivo. Fatto di guerre, editti, dittature, deportazioni, abusi, violenze, genocidio etnico e negazionismo storico. Il nostro viaggio inizia nel 1870: mentre la Macedonia era ancora sotto l’impero turco, i neo-indipendenti stati balcanici hanno dato inizio a una propaganda negazionista diffondendo la calunnia che i Macedoni non esistevano e che la Macedonia era esclusivamente popolata da Greci, Bulgari, e Serbi. Questa calunnia ha ufficialmente aperto la cosiddetta “Questione macedone”. Dopo la sconfitta dell’impero Ottomano e l’avvento delle guerre balcaniche del 1912-1913, la Macedonia, oggi Repubblica indipendente dal 1991, è stata ripartita tra Serbia, Grecia e Bulgaria. Una piccola parte della Macedonia è stata annessa all’Albania nel 1919. La Macedonia degli inizi del XX secolo era suddivisa in tre regioni: Vardar Macedonia (entro i confini della Jugoslavia, assegnata alla Serbia per il 39% del territorio), Pirin Macedonia (entro i confini della Bulgaria, assegnata alla Bulgaria per il 10% del territorio) e Macedonia Egea (attualmente ancora entro i confini della Grecia, assegnata alla Grecia per il 51% del territorio). Al momento della tripartizione, la popolazione era prevalentemente macedone, con alcune ben consolidate minoranze di Turchi, Bulgari, Vlazi, Traci, Ebrei e Greci. L’acquisizione greca della Macedonia Egea fu presto seguita da una spietata campagna di pulizia etnica di gran parte della popolazione non-greca. Le minoranze bulgare e turche furono in gran parte evacuate con una pulizia etnica tra il 1923 e il 1926 attraverso lo scambio ufficiale di popolazioni tra Grecia e Bulgaria e tra Grecia e Turchia. Nonostante l’evacuamento sistematico delle minoranze non-greche quasi un milione di Macedoni rimasero nella Macedonia Egea sotto la repressiva politica di denazionalizzazione e una crudele ellenizzazione. Il processo di repressione politica e la negazione dei diritti umani in quel periodo includeva: * Il cambiamento obbligatorio dei nativi nomi macedoni (toponimi) con la translitterazione e l’adattamento di alcune particolari desinenze scritte in lettere dell’alfabeto greco. * La messa al bando dell’uso della lingua macedone. * La messa al bando delle scuole macedoni. * La messa al bando delle Chiese macedoni. * Il divieto di giornali macedoni, libri, programmi radio, balli e altre espressioni culturali. * Il trasferimento massiccio di 632.000 Greci dalla Turchia alla Macedonia Egea nel corso del 1920, cambiamento radicale nella composizione etnica della regione al punto che i Macedoni si sono trovati improvvisamente una significativa minoranza nazionale all’interno di ciò che in precedenza era il proprio Paese. Questi fatti, enfatizzati dall’incoraggiamento attivo da parte del governo greco, ha visto l’inizio della grande emigrazione dei Macedoni dalla Grecia in Australia, Canada e Stati Uniti. Dopo numerosi massacri inflitti dai Greci ai Macedoni e in particolare ai Macedoni egei durante la dittatura del fascista Ioannis Metaxas (primo ministro Greco in carica dal 1936 al 1941) la cui politica anti-macedone fu particolarmente spietata poiché comprendeva campi di prigionia in cui migliaia di Macedoni furono uccisi per il solo fatto di essere Macedoni e di parlare la propria lingua madre, la Commissione Carnegie composta da membri di Stati Uniti d’America, Germania, Russia, Francia, Austria, e Inghilterra ha potuto assistere alle atrocità greche in occasione di una visita nella Macedonia Egea. La conclusione della Commissione è stata che l’esercito greco ha raso al suolo 170 villaggi macedoni e turchi con più di 17.000 case abitate. Ogni Paese invasore ha cercato di sradicare l’esistenza della Macedonia e l’identità del popolo macedone attraverso intense campagne di propaganda, l’assimilazione forzata e gli scambi di popolazione ovvero cambi forzati della struttura etnica soprattutto della Macedonia Egea. Grecia e Bulgaria hanno continuato a negare l’esistenza delle loro grandi minoranze dopo molti crimini contro l’umanità (deportazioni degli Ebrei macedoni a Treblinka con la connivenza dei nazisti bulgari, distruzione sistematica, prigionia e deportazione nonché uccisione di molti Macedoni egei tra il 1930 e 1940) e ancora oggi la politica negazionista di questi due Paesi crea tensioni e controversie. Un secondo periodo di intensa repressione seguì la guerra civile greca del 1946-1949 quando la minoranza macedone si schierò con i comunisti greci che avrebbero promesso loro l’autonomia nazionale e il riconoscimento dei fondamentali diritti umani se avessero vinto la guerra. La sconfitta dei comunisti greci aveva di fatto provocato una nuova ondata di emigranti dalla Macedonia Egea in Australia e in altri Paesi tra cui il Canada. Tra i rifugiati si contavano 28,000 bambini macedoni di età compresa tra i 2 e i 14 anni, per lo più figli dei combattenti per la libertà macedone i quali temevano per la loro sicurezza dopo la guerra. I bambini furono evacuati nei Paesi del blocco Orientale. Anche se i figli dei combattenti greci sono stati ufficialmente graziati nel 1980 ed è stato permesso loro di rientrare in Grecia, questo diritto non è stato esteso e riconosciuto ai bambini macedoni. Nel 1988 a Skopje, la capitale della Macedonia, gli allora bambini esiliati (l’esilio viene ufficialmente fatto risalire al 1948) si sono ritrovati con le loro famiglie in un meeting toccante e intensamente umano attraverso alcune straordinarie storie personali di coraggio e resistenza nel film documentario “In Kontinuo” diretto dal regista macedone Trajce Popov: la visione di questo documentario chiarifica in maniera inconfutabile tutte le violazioni che il governo greco ha continuato a praticare sistematicamente nei confronti del popolo macedone che continua a praticare tuttora in modo subdolo e politicamente ambiguo e scorretto. Le atrocità del genocidio macedone inflitto dal governo greco furono ricostituite attraverso le lettere scritte da soldati greci e trafugate dall’esercito bulgaro. Nel corso degli ultimi secoli i Macedoni hanno dovuto lottare contro i Turchi, i Bulgari, i Serbi, gli Albanesi (durante la Guerra civile del 2001) e i Greci. Ancora oggi, nonostante sia stata riconosciuta la lingua e l’identità nazionale macedone, il passato si ripercuote nella vita sociale e politica contemporeanea al punto che il nome del Paese, Macedonia, continua ad essere fonte di conflitti politici specialmente da parte della Grecia. Alcuni casi specifici di violazioni dei diritti umani in corso hanno attirato l’attenzione di Amnesty International che li ha segnalati su diversi siti e pubblicati in diversi libri e saggi. Per saperne di più: - http://www.macedoniantruth.org/ - http://www.pollitecon.com/html/life/ index.htm - http://www.youtube.com/watch? v=6srrACRj4gA - http://www.makedonija.info/

Un popolo tra i più antichi del mondo